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Le acque del Vajont sono sempre state viste sotto l'ottica di un loro sfruttamento. Al 10 gennaio del 1900 risale la prima richiesta ufficiale per l'utilizzazione delle acque del torrente Vajont ad opera di Gustavo Protti, proprietario della cartiera omonima situata a Codissago, nel comune di Castellavazzo; l'uso richiesto era "forza motrice". L'anno successivo venne così approntato il progetto di una diga alta appena 8 metri, ma sufficiente, attraverso un canale a condotta forzata di portata pari a 700 litri al minuto secondo, a produrre l'energia richiesta. Una ventina di anni dopo, precisamente nel 1925, fu considerata la possibilità di sfruttare in modo sistematico l'acqua, con conseguente produzione idroelettrica. Sulla base di studi preliminari compiuti con la consulenza di J. Hug, noto geologo svizzero, il progettista del "Grande Vajont", l'ing. Carlo Semenza, stilò, nel 1929, un primo progetto organico di sfruttamento delle acque del Vajont e di insediamento di una grande diga. L'elaborato venne presentato a nome e per conto della Società Idroelettrica Veneta. La diga ad arco avrebbe dovuto raggiungere un'altezza di 130 metri e contenere un invaso di 33 milioni di metri cubi. Nel 1934 la SADE assorbiva la Società Idroelettrica Veneta, rilevandone tutte le posizioni, e nel 1937 venne redatto il progetto esecutivo della diga, sempre a firma dell'ing. C. Semenza. Si notano comunque importanti variazioni: la diga viene infatti prolungata in altezza fino a 190 metri con un invaso stimato di 46 milioni di metri cubi e viene ubicata nei pressi del ponte del Colombèr, su indicazioni del geologo Dal Piaz; inizialmente era prevista all'altezza del ponte di Casso. Nel 1939 C. Semenza, per conto della Società idroelettrica Dolomiti, anche essa in seguito assorbita dalla SADE, presentò un progetto che prevedeva l'utilizzazione delle acque del torrente Boite e del Piave, sul tipo di quello del Vajont. Un anno dopo nasceva il progetto "Derivazione dai fiumi Boite - Piave - Vajont: fusione e coordinamento di precedenti domande", avanzato dalla SADE. Questa società era diventata ormai monopolista assoluta nel contesto di un piano di sfruttamento delle forme energetiche dovuto alla guerra mondiale da poco iniziata. Nel 1948 il progetto del Vajont venne integrato in quello "Boite - Piave - Maè - Vajont - Val Gallina" e solo successivamente, nel 1957, assunse il nome del "Grande Vajont". |
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