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La SADE non attese le autorizzazioni dovute: già dal settembre 1956 iniziò i lavori di scavo che crearono i primi problemi. Il Genio Civile di Belluno si fece sentire e le lamentele giunsero distinte al direttore generale della SADE, l'ing. Antonello. Così, in data 5 aprile 1957, l'Ufficio del Genio Civile di Belluno depositò il progetto esecutivo della diga presso la IV Sezione del Consiglio Superiore dei LL. PP. per ottenerne l'approvazione. Ma la Presidenza generale del Consiglio Superiore aveva accolto la proposta del Presidente della IV Sezione di far esaminare il progetto dall'Assemblea Generale: una procedura alquanto discutibile, ma il fatto che la diga andasse a completare uno dei più recenti e più grandi impianti idroelettrici italiani era più importante di qualsiasi prassi legale. L'esame del progetto fu affidato ad una Commissione incaricata di relazionare al Consiglio superiore. Il progetto venne esaminato anche dal Servizio dighe, in una relazione dettagliata che analizzava i suoi criteri generali, le caratteristiche morfologiche e geologiche della zona, la massima piena, la portata delle opere di scarico, il tempo di vuotatura, le opere di scarico e presa, le opere di derivazione provvisoria ed altro ancora, fino ai materiali da costruzione. |
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Il progetto doveva essere completato da una relazione geologica del prof. Dal Piaz, da una relazione del prof. Oberti previa prova su un modello della diga in corso all'Ismes di Bergamo e da una verifica del calcolo della struttura, affidato all'Istituto Nazionale per le applicazioni del calcolo. Lapidaria la conclusione: "........la grandiosa diga del Vajont trova sicure possibilità tecniche di realizzazione date le naturali caratteristiche della valle del Vajont, determinate dal concorso di eccezionali favorevoli caratteristiche morfologiche e geognostiche". Il 6 luglio 1957 fu comunicato il voto favorevole per il "Grande Vajont", ed il 15 luglio la IV Sezione del Consiglio Superiore autorizzò l'inizio dei lavori in via provvisoria, giustificando l'atto con la motivazione che l'esecuzione dell'opera rendeva possibile l'assunzione di manodopera locale. |
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