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Il primo progetto esecutivo che fu depositato presso i comuni interessati dall'opera porta la data dell'11 maggio 1949. L'11 luglio di quell'anno il Genio Civile di Belluno effettuò un sopralluogo al fine di accertare eventuali riserve ed opposizioni da parte delle amministrazioni locali, che furono veramente tante e si riferivano essenzialmente alla tutela dei |
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diritti acquisiti e degli interessi di Consorzi, alle esigenze igieniche, turistiche, panoramiche e alla tutela del patrimonio ittico. Fu richiesto il riconoscimento di un rimborso a favore dei Comuni rivieraschi, la conservazione delle comunicazioni e le necessarie opere di difesa lungo il perimetro dei serbatoi. |
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Vista sulla valle ( foto Zanfron)
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Il 30 luglio 1949 venne presentata, dal Sindaco di Longarone, un'opposizione: in conseguenza della soppressione del corso del torrente Vajont, temeva che il Piave, non ricevendolo più come affluente di sinistra, potesse deviare il suo corso verso sinistra, provocando erosione e danni nei terreni di proprietà delle frazioni di Dogna e Provagna. In data 1 agosto 1949 il Sindaco di Erto Casso lamentò il fatto che con il maggior invaso molti terreni, tra i più fertili e redditizi del Comune, sarebbero stati sommersi e con essi molte abitazioni. Il numero di queste ultime era veramente rilevante: ben 170, con 3.000 ettari di |
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terreno del più produttivo. La località Pineda sarebbe altresì rimasta isolata e le comunicazioni restanti dopo l'invaso sarebbero state rese più difficili. In breve venne richiesta, oltre al giusto e dovuto risarcimento ai proprietari, anche la tempestiva segnalazione di nuove varianti interessanti il progetto ed una accurata ricostruzione delle infrastrutture, soprattutto stradali; che venissero infine riconosciuti, al Comune stesso, dei benefici dovuti agli espropri e alla utenza delle acque. |
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Villaggio I Mulini ( foto Zanfron) |
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Nonostante tutte queste proteste, più che giustificate (ma che non toccavano stranamente l'aspetto dell'incolumità delle persone!), la SADE procedette agli espropri: al Comune di Erto Casso restavano ormai solo 2.222 ettari: boschi, prati e pascoli e seminativi dei più fertili erano destinati a scomparire per sempre, un vero genocidio ambientale. In seguito la tutela dei diritti della popolazione di Erto e Casso venne assunta dal Comitato per la difesa del Comune di Erto e, successivamente, dal Consorzio Civile per la rinascita della Val Ertana, costituitosi a Erto il 3 maggio 1959, alla presenza di 126 persone, un notaio e diversi testimoni. |
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