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Avviso del Comune ( foto Zanfron) |
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Donna che piange ( foto Zanfron) |
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Nel periodo interessato alla costruzione della diga numerose furono le manifestazioni a carattere popolare, che coinvolsero anche alcuni parlamentari. In una di esse, avvenuta ad Erto, intervennero direttamente le famiglie interessate alla difesa dei propri beni, insieme ad alcuni parlamentari dell'opposizione. La gente, toccata sul vivo, iniziava a prendere coscienza della situazione. La SADE procedeva spesso agli espropri senza avvertire i legittimi proprietari, che si vedevano il proprio terreno invaso da tecnici e periti senza regolare autorizzazione; nessun decreto, ma nemmeno una trattativa interveniva tra le parti. Una famiglia, fatta sloggiare con la forza dalla sua casa natale, dovette trovare ricovero presso una vicina stalla, perché si dovevano far brillare le mine per consentire il passaggio della strada. L'esasperazione era al punto di rottura: un'anziana donna del luogo disse: "Se un ladro viene a portare via la mia roba, a sparare le mine sotto la mia casa, allora io posso ben prendere il fucile e difendermi". Un uomo dichiarò: "Ho avuto la casa bruciata dai tedeschi e lo Stato non mi ha dato ancora niente per i danni di guerra. I miei figli hanno dovuto andare a lavorare all'estero. Ora mi toglieranno di prepotenza anche il campo. Io non sono italiano per il governo. Sono solo me stesso e da solo ora mi difenderò". Nel frattempo anche il parroco esortava la popolazione, durante la messa domenicale, a recarsi a firmare per la costituzione del nuovo Consorzio. Quando, dopo un sopralluogo, i tecnici della SADE (chiamati dai locali "pezzi grossi") se ne andavano senza dire niente venivano apostrofati con frasi del tipo: "........non vogliono rispondere alle domande. S'interessano solo del loro lago, di noi non importa loro proprio niente". Il malumore percorse tutti quegli anni, fino agli ultimi tragici giorni che precedettero la tragedia, e la protesta, che in un primo momento dipendeva essenzialmente da motivi legati ai beni immobili, al lavoro e quindi all'economia di una vallata stravolta, pian piano si spostava sulle possibilità di rischio dell'incolumità personale. La frana del 4 novembre 1960 avvenuta proprio sul bacino del Vajont e la frana di Pontesei erano stati gli avvertimenti che avevano scosso le popolazioni rivierasche. |
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