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parere del Presidente della IV Sezione del Consiglio superiore, doveva fermarsi a quota 640. Alcune prescrizioni prevedevano l'invio di una documentazione quindicinale relativa al comportamento statico della diga, delle misure dei capisaldi di controllo, della stabilità delle sponde e delle quote dei livelli delle acque sotterranee rilevate dai piezometri installati. Questi dati vennero inviati regolarmente agli organi di competenza fintanto che il livello non raggiunse quota 640. Partì allora una successiva richiesta di portare il livello del serbatoio a quota 680, con un
riempimento giornaliero pari a 30 centimetri al giorno, da effettuarsi nell'arco di quattro mesi (dicembre 1961 - aprile 1962). Nel frattempo, il 31 ottobre 1961, muore l'ing. Carlo Semenza e viene sostituito da Alberico Biadene. Il 23 dicembre il Servizio dighe acconsentì per un invaso fino a quota 655, che venne raggiunta il successivo 28 gennaio. Tre giorni dopo venne inoltrata un'altra richiesta per elevare l'invaso a quota 680 e quindi a quota 700. La richiesta era motivata dal fatto che: ".......per quanto riguarda il movimento franoso in zona Toc resta confermato, come dimostrano i diagrammi inviati negli ultimi quattro mesi, che il movimento stesso è sempre in fase di arresto e che la situazione è del tutto tranquillizzante, essendosi riscontrati soltanto degli spostamenti assolutamente irrilevanti". L'acqua dunque ricominciò a salire e fino a 690 metri non ci furono sostanziali accelerazioni del corpo franoso. Nell'ottobre del 1962, le accelerazioni ripresero con vigore, anche se erano al di sotto delle medie riscontrate nel novembre del 1960. L'effetto fu quello di riportare l'invaso a quote più basse, fin tanto che i movimenti si fossero arrestati. A quota 650 i movimenti si erano quasi annullati, ma restavano presenti gravi dissesti visibili ad occhio nudo. Il 6 dicembre nasce l'ENEL, al quale viene trasferita la Sade con il Decreto del Presidente della Repubblica del 14 marzo 1963. Di fatto l'ENEL prende in consegna l'impianto del Vajont il 27 luglio successivo, poco più di 2 mesi prima del disastro, ma non ha saldato ancora per intero il costo finanziario dell'operazione, che prevedeva la sua rateizzazione in quote dilazionate nel tempo. Il 20 marzo 1963 venne fatta richiesta di un successivo invaso, dando per assodato che l'acqua partisse da quota 700, e che avrebbe dovuto portare il livello del bacino a quota 715, pochi metri sotto la sua capacità massima. L'11 aprile 1963 Alberico Biadene, mantenuto dall'Enel-Sade alla guida del bacino idrogeologico, fa iniziare il terzo e ultimo invaso. |
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