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Plastico del progetto ( foto Zanfron)
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Il progetto per la nuova Longarone, redatto da Giuseppe Samonà, con la consulenza dell'economista Nino Andreatta, del sociologo Alessandro Pizzorno e la collaborazione di altro personale tecnico, prevedeva la costruzione immediata delle residenze, il cui nucleo principale doveva nascere un po' più in alto del vecchio centro, per poter favorire la realizzazione di case a schiera disposte a gradoni, con i tetti delle case sottostanti che diventavano terrazze per le case più alte. I servizi, come le attività direzionali, la scuola, la chiesa, la stazione, l'ufficio postale, sarebbero sorte in una seconda fase, molto più in basso. Le industrie si sarebbero situate a Codissago e a Villanova, le attività artigianali a Fortogna e tutte avrebbero dato lavoro a circa 1.000 persone. Questo piano che, sulla carta, poteva anche presentarsi all'avanguardia, in realtà fu stravolto non tanto nelle grandi linee, ma nella realizzazione pratica. I risultati di una disomogenea concezione architettonica sono ben visibili anche oggi: gruppi di case di mediocre fattura si alternano a tentativi, mal riusciti, di dare un tocco moderno alla costruzione. Davvero poche le costruzioni che possono essere additate come esempio: il paese è composto da una serie di edifici squadrati ed austeri affacciati su di un ampio viale rettilineo; così il "cuore del paese", come molti cittadini nostalgici ricordano, è stato cancellato. A tutto il 1995, nel solo Comune di Longarone sono state ricostruite 761 unità immobiliari (di cui 112 provenienti da altri Comuni, mentre127 sono state ricostruite fuori Longarone), attivate circa 40 aziende di grandi o medie dimensioni, con circa 2.500 posti di lavoro, realizzate opere pubbliche per circa 140 miliardi. Il paese presenta oggi un aspetto moderno, nel quale risalta la chiesa parrocchiale realizzata, tra il 1975 ed il 1978, dal valente architetto Giovanni Michelucci (1891-1990), in memoria delle vittime del Vajont. Del passato sono rimasti i Murazzi, il Palazzo Mazzolà (1747), sede del municipio, e il campanile della chiesa di Pirago, del 1500. |
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A qualche chilometro di distanza, nella frazione di Fortogna, il Cimitero delle Vittime del Vajont viene sempre visto con profondo rispetto dalle persone locali e costituisce una tappa d'obbligo per chi voglia rendersi conto della tragedia consumata. Anche nel Comune di Erto si è |
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provveduto ad una riedificazione pianificata, che ha portato alla nascita di un centro abitato sopra il vecchio nucleo del paese. Parte della popolazione ha comunque preferito risiedere nel nuovo Comune di Vajont, inaugurato nel 1971 presso Maniago, sorto dalla necessità di conferire un tetto sicuro ai senzatetto di Erto e Casso. |
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Panoramica della ricostruzione ( foto Zanfron) |
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